Le prime testimonianze della nigella (nome botanico: Nigella sativa), spezia poco conosciuta , risalgono all’antico Egitto in quanto è stata ritrovata nelle tombe dei faraoni (tra cui Tutankhamon); si racconta curiosamente che l’olio ricavato dai suoi semi fosse proprio l’olio di bellezza preferito da Cleopatra; oltre a ciò, viene citata, nell’Antico Testamento da Isaia, come coltivazione tipica egiziana, assieme al cumino.
Durante il Medioevo, le proprietà dell’olio da essa prodotto, furono studiate e catalogate da eminenti ricercatori arabo-islamici, in particolare dal grande fisiologo e filosofo Avicenna, il quale, nel suo “Canone della Medicina”, sostiene che i semi di nigella hanno la proprietà di stimolare l’energia corporea ed hanno la funzione di ricostituente naturale.
Essi, per secoli, sono stati utilizzati con successo dalla medicina naturale tradizionale per stimolare il sistema immunitario e per curare disturbi e malattie vere e proprie, quali l’asma, le bronchiti, i reumatismi e le infiammazioni.
Il suo olio e’ sempre stato usato per trattare, con indiscutibile efficacia, dermatiti, scottature ed eczemi.
La grande versatilità della pianta nel trattamento di tante e diverse sintomatologie gli ha procurato, presso i popoli arabi, l’eloquente appellativo di “seme benedetto” ed il profeta Maometto ha asserito che essa può curare tutte le infermità tranne la morte. La nigella è anche conosciuta come cumino nero, cipolla nera o grano nero; in realtà essa non è correlata con nessuna di queste piante, anche se il suo aroma fruttato ricorda vagamente quello della cipolla; il nome ‘cumino nero’ è una traduzione del nome bengalese della nigella, mentre ‘grano nero’ è la traduzione araba medievale. Il nome ‘nigella’ deriva infatti dal latino niger (nero), a causa del colore dei suoi semi.
Appartenente alla famiglia delle ranuncolacee, la Nigella sativa è originaria del sud-ovest asiatico. I suoi semi sono pepati, con un aroma piuttosto originale e penetrante, e si usano come sostituto del pepe o sul pane e sui dolci, per arricchire insalate, sandwich e creme di verdure e nella preparazione di sottaceti; essi vengono usati molto nella cucina indiana, dove la spezia è nota con il nome di kalonji, nome che viene comunemente usato anche in altre lingue; in Occidente tuttavia non ha avuto la stessa sorte ed e’ stata trascurata sino ad alcuni anni fa, quando l’interesse per la medicina naturale ha intensificato gli studi e le ricerche sulle piante terapeutiche.
La nigella viene spesso usata nella miscela di spezie chiamata “cinque spezie indiane” assieme al fieno greco, al cumino, ai semi di finocchio e alla senape nera. Inoltre, viene abbinata sapientemente ad erbe aromatiche dal gusto di limone (come la melissa), e crea un piacevole contrasto se usata con altri semi di spezie dal sapore e dal colore differente, come sesamo, cumino e papavero.