L’olio al peperoncino è un delizioso condimento che sta entrando sempre più spesso a far parte delle tavole degli italiani: il suo sapore intenso e ricco di note permette di conferire ai piatti un gusto avvolgente.
In commercio è possibile trovare con molta facilità le bottiglie di olio al peperoncino già pronto ma, visto che noi siamo degli amanti delle cose fai da te realizzate con le nostre mani, quella che andiamo a proporvi oggi è la ricetta spiegata passo passo per prepararlo in casa: in questo modo sarà ancora più semplice personalizzarlo in grado di piccantezza in base ai gusti nostri e dei nostri ospiti.
In realtà l’olio al peperoncino, oltre ad essere molto semplice e veloce da realizzare, fa anche molto bene alla nostra salute: noi, infatti, lo andremo a preparare con dell’olio extra vergine di oliva di alta qualità, ingrediente top della dieta mediterranea, e dei peperoncini freschi, particolari tipi di ortaggi che si trovano facilmente presso il fruttivendolo di fiducia e che sono caratterizzati da elevate proprietà antisettiche (perfetti, quindi, per prevenire malattie o raffreddori). Ma scopriamo insieme come realizzarlo.
Ingredienti
- 6 peperoncini piccanti
- 1 litro di olio extra vergine di oliva
Preparazione
Iniziamo la ricetta del nostro olio al peperoncino lavando accuratamente i peperoncini sotto un getto di acqua corrente, in modo da privarli di eventuali residui di terriccio o polvere, quindi asciugateli con un panno pulito da cucina.
Tagliateli ora con un coltello affilato nel senso della lunghezza, quindi metteteli all’interno di una bottiglia di vetro che avrete precedentemente sterilizzato. Ultimate aggiungendo dell’olio extra vergine di oliva, quindi chiudete il contenitore con l’apposito tappo ermetico e mettete a riposare in dispensa (o, comunque, in un luogo fresco e buio) per almeno un mese.
Trascorso il tempo indicato, il vostro olio al peperoncino è pronto per essere utilizzato per condire insalate o primi piatti, ma anche per marinare la carne.
Vi consigliamo il consumo entro i successivi sei mesi, in modo tale da evitare che l’unguento si inacidisca.